Il Silenzio del Bue 2010
9 ottobre 2010
Il Silenzio del Bue prende come punto di partenza il libro di Franco Giustolisi L'Armadio della Vergogna, un armadio rimasto chiuso per mezzo secolo, in un vano remoto, sbarrato da un cancello con tanto di lucchetto e con le ante rivolte contro il muro. Questo armadio conteneva documenti incriminanti per fare giustizia sulle stragi nazi-fasciste della Seconda Guerra, ma quei fascicoli rimasero muti, in quell'armadio rimosso e dimenticato nel Palazzo della Procura generale militare.
"Da qui" –riprende Firenza Guidi – "ho immaginato non uno, ma dieci armadi. Dieci storie di madri, sorelle, mogli, figlie allacciate alle vite, tragicamente concluse, dei proprio mariti, figli, fratelli. Non una celebrazione simbolica. Ma un'occasione d'incontro e di confronto. L'armadio ha una doppia valenza simbolica. Da una parte, l'armadio – mobile - oggetto che racchiude documenti incriminanti e che per anni rimane chiuso con tutti i suoi segreti. Dall'altra, l'armadio come oggetto di identità e di memoria, orgoglio e ricchezza della donna che in esso racchiude la propria dote, i ninnoli e ricami e tutto ciò che non è ucciso dal tempo e dall'oblio. L'armadio esce dallo spazio, pubblico o privato, per entrare in piazza e per assumere una terza valenza, quella emotiva. Ogni tipo di legno, povero o pregiato; ogni venatura, graffio, crepa, cassetto, specchio trova la sua voce e racconta la sua storia. Ciascun armadio, portato in piazza e quindi sradicato dal suo angolo di mondo, diventa, attraverso il racconto delle attrici, testimonianza di una vita, depositario delle memorie, sogni e angosce delle vittime dei crimini nazisti, o testimoni oculari o semplicemente la voce di tutta la comunità."